INTERVISTA CON DTA

UNA STORIA AFRO TRAPPATA

"Mani in Tasca" è il singolo del giovane ed originale DTA. Artista della seconda generazione Trap.  Corrente fotografata sul nascere da qualche tempo a questa parte. La scena si arricchisce di nuovi scrittori contemporanei sempre più consapevoli del loro talento creativo che fonde musica e letteratura in pillole.  DTA è uno di questi. Sotto la sua regia per sonorità e voci ci racconta storie di strada. Dalla sua rabbia nascono canzoni dove poetica e suono si fondono per dar vita ad evocative scene di vita vissuta. DTA è un grande osservatore della realtà ed è facile ritrovare nelle sue canzoni il racconto della nostra società. Il suo sguardo acuto e pungente sa coglierne i dettagli e la sua sensibiltà farne canzoni. Non rimane altro che augurarvi una buona lettura con le mani in tasca ed il trap che batte nella testa.

 

Quali sono i tuoi primi ricordi legati alla musica e cosa ti ha spinto a fare il musicista ? 
Per strada vedevo i ragazzi più grandi del quartiere fare battle freestyle. Erano gli anni 2013/14. All’ inizio non avevo le palle di mettermi in gioco. La mia autostima artistica era piuttosto bassa. Scrivevo qualcosa a casa e mi allenavo con il freestyle. Poi vedendo i nuovi artisti della scena, che erano ragazzi come me e facevano musica che mi piaceva, come ad sempio Ghali o Vegas Jones, io ed un mio amico di scuola abbiamo deciso di incidere la nostra prima canzone (Non fidarti di Nessuno) che ci ha dato anche delle soddisfazioni come numero di ascolti su Spotify.
Poi lui ha mollato ed io sono andato avanti proseguendo con la mia gavetta che è tutt’ora in corso.

Quali sono le tue principali fonti di ispirazione per la scrittura dei testi ?
Le mie fonti di ispirazione sono frutto di tutto quello che passo e che ho passato nella mia vita. Spero di dire quello che molti ragazzi come me non riescono ad esprimere. Molti di loro sono ragazzi che hanno imboccato brutte strade nella vita. Anch’ io ho commesso i miei errori ma ho deciso di cambiare. Cerco di dar voce a tutti questi ragazzi come me. Raccontando di  me sento di raccontare anche di loro.

“Mani in Tasca” racconta uno spaccato della società. Cosa l’ ha ispirata ?

Il beat è di una canzone francese. Io ho contattato l’ artista autore del beat ed ho comprato la licenza per poter usare tranquillamente la base. Era la prima volta che facevo un’ afro-trappata. Ero molto incazzato quando l’ ho scritta.  Ero ancora in un periodo particolare della mia vita. Avevo ancora un po’ la mente malandrina… Ce l’ avevo ancora con la polizia per motivi che oggi riconosco essere sciocchi. Pensando anche che le forze dell’ordine rischiano la loro vita ogni giorno per uno stipendio molto misero. "Mani in Tasca"  racconta proprio di  tutte queste cose.

Se ti chiedessero una definizione di” TRAP” cosa rispondereste ?
La trap è un sottogenere del rap. Parli di quello che ti pare e piace ed è fondata su batterie diverse e suoni diciamo più melodici della classica parlantina rap

Cosa ne pensi delle tematiche e dei testi non sempre “politicamente corretti” spesso presenti nel linguaggio dei Trapper ?
Il political correct secondo me è una forma di censura. Il fatto  è che si cerca sempre di sminuire chiunque non faccia il radical chic. Ultimamente però mi piace vedere un rapper politicamente corretto. L' adulto medio è ossessionato che i rapper siano brutte persone a volte con ideologie addirittura prevalentemente fasciste, ma mi sembra chiaro che una persona non faccia la comunità e che la comunità non faccia una persona.

Ci consigli 5 pezzi che dovremmo ascoltare in questo momento ?
Consiglio di ascoltarvi i seguenti testi:
Esistenzialismo (rap)
Malibu di Vegas Jones
Brutti sogni  di Sfera Ebbasta
Afro italiano
Sulla stessa barca di Maruego


Costantino Salvati

Commenti

Post più popolari