Intervista a Manuel Kyodo Simoncini

Manuel Simoncini in arte Kyodo è un punto di riferimento per la scena hip hop bolognese. Il suo percorso artistico racconta anche la storia di una città da sempre aperta alle influenze e predisposta alla creatività. Simoncini è un artista raffinato che ha fatto della parola una forma d' arte. Il linguaggio Hip Hop è da considerarsi la nuova veste della poesia contemporanea e l' artista non ha scheletri nel suo armadio ma la possibilità di scegliere fra innumerevoli stili che fanno capo al suo gusto. Questa intervista è qualcosa di più di una pura reclame e promozione artistica. Questa intervista è il racconto tra passato presente e futuro della cultura hip hop. Questa intervista è come un documentario per parole. Le immagini prendono vita dentro la testa. L' artista ci prende per mano e guida la nostra immaginazione appassionandoci ad un mondo sonoro sempre al passo con i tempi. Manuel Kyodo Simoncini è un autore al servizio della sua arte che è sempre segnale di grande sensibilità e desiderio di comunicazione.



Come te la ricordi la Bologna di quando hai mosso i primi passi nel mondo dell’ Hip Hop ?

Ricordo una Bologna caotica, dotata di grande creatività, con parecchia gente in giro e in molti si davano la possibilità di dare vita a qualcosa di originale con il coraggio di uscire dagli schemi... Nell'HipHop come negli altri ambienti culturali, artistici, musicali c'era la necessità di distinguersi e questo atteggiamento portava in se grande impegno, costanza e sbattimento. Ora vedo una Bologna più omologata, ma credo sia una tendenza globale. Potenzialmente ci sarebbero molte più possibilità data la rivoluzione tecnologica degli ultimi decenni, ma nella pratica il valore che si dà alle opportunità é diminuito, viene dato per scontato. In quegli anni da ogni piccola possibilità dovevi farne uscire il massimo, oggi invece si vive di zapping. É aumentato il ventaglio di possibilità e la quantità dei punti di vista, ma poco viene approfondito e sviluppato. D'altro canto nella scena HipHop c'era molta competitività e ai gruppi emergenti non venivano riservate tutte le possibilità che si hanno ora. Chi aveva raggiunto una posizione privilegiata cercava di tenersela ben stretta, come se gli altri potessero in qualche modo spodestarli, ma questo un po' in tutta Italia.

 

Cosa ne pensi dell’ attuale scena bolognese ?

Credo che la scena bolognese sia ricca di talenti. Ci sono molte giovani promesse che hanno tutte le carte in regola per ottenere ottimi risultati. É importante che ci si metta nell'ottica di realizzare prodotti di ottimo livello curati sotto tutti i punti di vista: dalla scrittura, alle produzioni musicali, dal mixaggio, alla grafica e alla promozione. Si può essere molto talentuosi, ma spesso alcuni di questi passaggi vengono trascurati dando vita ad opere incomplete. Purtroppo a Bologna scarseggiano realtà professionali che investano seriamente sugli artisti. Il panorama Rap é molto sviluppato: ora come ora tutti vogliono fare i rapper. Purtroppo le altre figure sono passate in secondo piano. Ma quanto é importante la collaborazione di bravi fonici, producer, dj, musicisti, grafici, videomaker, ballerini, manager, ecc... Consiglio di non limitarsi. Cercate di sviluppare competenze laterali, interessatevi delle altre discipline, sperimentatevi nella produzione di basi musicali, imparate ad auto-promuovervi. A Bologna per esempio ci sono sempre stati pochi dj's. Questo fatto toglie possibilità anche ai rappers, limita la quantità di serate e riduce le jam ad un'infinita sequenza di  performance live. Ora come ora stanno emergendo nuovi beatmakers molto promettenti, inoltre ci sono studi di registrazione che lavorano molto bene. Spero che sulla scena possa esserci completezza, interazione costruttiva, ma é anche importante che si sviluppino etichette musicali serie e realtà promozionali che abbiano davvero intenzione di investire sui talenti di questa città.


Di che colore è l’ Hip Hop ?

L'HipHop é di tutti i colori. Nasce dal confronto di diverse culture, é una congiunzione di diversi punti di vista dove ogni realtà può condividere le proprie radici. Sicuramente questo movimento ha un background principalmente legato alla black music, ma non sottovaluterei tutte le commistioni che lo hanno trasformato in un fenomeno globale.



Il flow è un dono o e nascosto dentro ognuno di noi e basta solo tiralo fuori ?

Il flow é il flusso peculiare di ogni artista. Sicuramente é un espressione creativa molto intima e personale che ognuno deve essere in grado di partorire. Non si tratta solo di tecnica, il flow deve rispecchiare l'anima di chi si esprime. Ma non si tratta nemmeno solo di talento. Ogni potenzialità ha bisogno di essere coltivata attraverso l'esercizio costante. Ci vuole molto sbattimento per ottenere dei risultati tangibili ed é certo che alla lunga lo sbattimento paga. Il flow é tecnica e talento, naturalezza ed artificio, impegno e leggerezza. Il talento ha bisogno di competenze tecniche e strumenti tangibili per poter venire alla luce modificandosi giorno per giorno. Il flow é un'attitudine dinamica, che muta con la crescita artistica e con le esperienze di vita. Ogni forma espressiva é caratterizzata dal suo flusso: basti pensare ad un pennello che scorre sulla tela, ai movimenti di un ballerino o di un esperto di arti marziali, alla ritmica dettata da un batterista o al fluire delle parole di un poeta.

 

Cos’è la Trap ?

La Trap é un sottogenere del Rap che arriva in certi casi a svincolarsi dal proprio contesto di origine. Credo che l'aspetto più stimolante della Trap siano le basi musicali. É possibile esprimersi su ritmiche innovative, non scontate e stimolanti. Credo invece che gli stereotipi, gli slogan e le interpretazioni superficiali che caratterizzano la musica Trap arrivino a superare la soglia del ridicolo. Ovviamente ci sono numerosi artisti che si esprimono in maniera autentica ed estremamente talentuosa, ma l'atteggiamento costruito che impera in questo ambiente ha tratti tremendamente omologanti. Ciò fa sí che molti artisti ripetano come pappagalli gli slogan che vanno per la maggiore senza darsi modo di esprimere veramente il proprio sentire. Perché? Per vendere di più, per sentirsi parte di un contesto, per affermarsi all'interno di un ambiente, per poter dire di avercela fatta, ecc... Tutte motivazioni legittime. Ma chi si esprime? É vero coraggio il sentimento di chi si adegua alla wave del momento cercando di cavalcarla con lo stile, le parole e i ragionamenti di tutti gli altri? Questo non vale solo per la Trap, ma per ogni contesto espressivo. Nella Trap questo connotato omologante é però particolarmente evidente e tocca ai veri artisti sfatare questi stereotipi.

 

Quanto marketing c’è dietro il linguaggio cruento della trap ?

Chiaramente le strategie di marketing hanno le loro finalità promozionali, principalmente utilitariste che puntano a risultati materiali arrivando a discostarsi spesso dal vero valore della musica. L'utilitarismo porta a mettere in secondo piano i propri valori in vista di un guadagno materiale immediato che spesso viene ostentato senza essere stato realmente raggiunto. Davvero vogliamo aderire al motto "valgo per ciò che possiedo"? Gli eroi contemporanei sembrano essere i consumatori perfetti che, dopo "avercela fatta", sputano sulla loro condizione precedente, ostentando la loro opulenza davanti agli occhi attoniti di chi dovrebbe invidiarli. É la vittoria del capitalismo, é la sconfitta di secoli di lotte individuali e sociali. Gli artisti devono sapersi organizzare e promuovere, ma senza inginocchiarsi davanti alle logiche del mercato. Non é facile mantenere l'equilibrio. Bisogna essere svegli.

 

In questo preciso istante che nota musicale pensi di essere ?  Quali sono le quattro note che assoceresti ai quattro punti cardinali ?

Allora... Sicuramente non mi sento un Re, nemmeno un principe né un vassallo. Il Mi non Mi aggrada più di tanto perché é autorientato e pensa solo a se stesso, anche il Si ha lo stesso difetto e poi esclude il No... Non mi piacciono i personaggi esclusivi che si credono dei Re... Il La é distante e solitario, vorrei che fosse qua... Quando finirà la quarantena andrò a trovarlo. Invece il Fa é sempre impegnato e mi mette ansia. Il Sol e il Do mi piacciono particolarmente anche se quando sono assieme credono di valere più degli altri. Stimo molto il Do perché è altruista e sono molto grato al Sol perché illumina e scalda le mie giornate. Diciamo che cerco di essere come il Do per assomigliare al Sol.

Secondo questa logica direi che il Sol nasce ad est. Raggiunge il nord attorno a mezzogiorno ed essendo alto nel cielo illumina il mondo come un Re. Poi tramonta ad Ovest quando Si Fa sera. Durante la notte raggiunge il Sud. Quando é La sembra essere così lontano... Quindi Est (Sol), Nord (Re), Ovest (Si e Fa), Sud (La).

 

Che consigli daresti a chi vuole muovere i primi passi nel mondo della musica ? Cosa ricordi dei tuoi esordi ?

Consiglio di dare più valore al divertimento che al fatto di dimostrare qualcosa a qualcuno o a se stessi. Anche la seconda componente può essere una forte motivazione, ma se prende il sopravvento sul divertimento subentrano la frustrazione, l'ansia da prestazione e il conflitto. Consiglio di collaborare con persone di cui ci si fida e con cui ci sia affinità. Non trascurate le amicizie vere affiancandovi a personaggi che reputate affermati solo per tornaconto personale. L'arte non è una scalata sociale. Poi é stimolante collaborare con artisti più affermati, non è un male, anzi... Ma consiglio di non basare le proprie relazioni sulla visibilità, sul guadagno, ecc... mettendo in secondo piano le relazioni autentiche. Consiglio di non ridursi a ripetere quello che fanno tutti gli altri. Abbiate il coraggio di essere originali. Ricordate che un vero artista deve saper ascoltare i consigli degli altri senza dipendere  dall'opinione altrui. Ci vuole equilibrio, costanza, sbattimento, coraggio, disposizione al cambiamento, apertura verso il nuovo, ma anche centratura nei propri valori e coerenza. Non fuggite dal confronto. Non si può solo fare musica sul web, i live sono uno degli aspetti più importanti, sono la "prova del 9". In passato non fare live equivaleva a non esistere artisticamente. Ora fortunatamente ci sono anche altri strumenti, ma a mio avviso gli spettacoli dal vivo restano uno dei momenti più importanti e stimolanti. Per concludere consiglio di non dare valore al gossip, ai pettegolezzi. La scena HipHop non é una trasmissione di Barbara D'Urso, anche se purtroppo a volte le somiglia molto. Non perdete tempo in critiche spietate, paragoni, invidie, ricordate i veri motivi per cui fate musica.


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                                                                                       A cura di Salvatore Costante


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